La Sampdoria vuole capire se l’allenatore sia ancora convinto di poter risollevare la squadra. Lunedì però scade il vincolo di trattativa tra Ferrero e il gruppo Vialli: potrebbe non essere il momento giusto per un esonero

Situazione in evoluzione sul fronte Di Francesco. La società vuole soprattutto verificare se esistano ancora, da parte dell’allenatore, la volontà e la convinzione di poter togliere la Sampdoria dai guai. Anche se, va detto, il ciclo terribile di questo inizio di campionato è finalmente alle spalle. “Quando si perde io sto davanti, non dietro le sconfitte”, spiega l’allenatore della Samp. Che, però, si rammarica “per una squadra che nel primo tempo si è quasi consegnata a un avversario già forte di suo”. Non c’è stata, insomma, la continuità a lungo invocata da Di Francesco. I primi due gol in 128 secondi, purtroppo, lo certificano. Ma la Samp ha mostrato comunque, a tratti, un po’ di furore: poca roba, ma questo adesso è l’unico aspetto lieto da archiviare.

ORE DELICATE

Il club vive ore delicate anche perché fra poco più di 48 ore (lunedì 30 settembre, come da data indicata nella lettera d’intenti) scadrà il vincolo di trattativa in esclusiva fra il presidente Massimo Ferrero e CalcioInvest LLC, il cosiddetto gruppo-Vialli, intenzionato a subentrare ai vertici del club. E, ovviamente, pensare adesso a separarsi da un tecnico legato da un contratto triennale con la Samp, molto oneroso sul piano economico, è una mossa che va valutata attentamente. Ferrero, giovedì scorso, aveva confermato la fiducia all’allenatore, ben sapendo che la gara con l’Inter sarebbe stata proibitiva e puntando semmai su una svolta domenica prossima a Verona. Basterà? La classifica rimane corta, però è pur vero che nella sua storia, a livello di Serie A, mai la Sampdoria aveva perso cinque gare nelle prime sei partite di campionato. “È chiaro, però, che, quando metti dieci cross in area per la testa di Quagliarella, c’è qualcosa che non va. Il sottoscritto in discussione? Lo sono sempre, faccio l’allenatore, soprattutto se perdi cinque gare su sei”.