Kathrine Switzer e la Maratona di Boston del 1967: Una Corsa per la Storia

Il 19 aprile 1967, alla Maratona di Boston, un evento sportivo quasi interamente maschile, accadde qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il volto dell’atletica femminile. Kathrine Switzer, una giovane studentessa di 20 anni, si iscrisse alla gara con il pettorale numero 261, usando solo le sue iniziali (K.V. Switzer). Non era la prima donna a correre la maratona di Boston (anche se la cosa non era ammessa ufficialmente), ma fu la prima a farlo con un numero di gara e a completarla nonostante i tentativi di fermarla.

La sua corsa non fu solo una prova di resistenza fisica, ma un atto di sfida, un simbolo di determinazione e un catalizzatore per il riconoscimento delle donne nello sport.

Il Contesto: Quando Le Donne Non Potevano

Nel 1967, le regole della Boston Athletic Association (BAA), organizzatrice della Maratona di Boston, erano chiare: la gara era aperta solo agli uomini. La convinzione comune era che le donne non fossero fisicamente in grado di correre una maratona; si temeva che potessero “danneggiarsi” e che la loro partecipazione avrebbe sminuito la virilità dell’evento.

Kathrine, allenata dal suo coach e fidanzato, si era preparata duramente. Sapeva di poter coprire la distanza. Con l’iscrizione a nome “K.V. Switzer”, riuscì a ottenere un pettorale.

La Corsa e l’Incidente Iconico

La Switzer iniziò la maratona tranquillamente, ma al quarto miglio, la sua presenza fu notata. Un ufficiale di gara, il direttore della corsa Jock Semple, infuriato dalla violazione delle regole, si gettò sulla pista.

  • L’Aggressione: Semple tentò di strapparle il pettorale e di cacciarla dalla corsa, gridandole: “Esci dalla mia gara e restituisci quel pettorale!”.
  • La Reazione: Fortunatamente, il fidanzato della Switzer, Tom Miller (anch’egli corridore), e altri atleti intervennero. Miller respinse Semple, permettendo a Kathrine di continuare a correre.
  • Le Immagini: Fotografie e filmati di Semple che assale Switzer divennero subito virali (seppur con i mezzi dell’epoca), facendo il giro del mondo e diventando un simbolo potente della lotta per i diritti delle donne.

Nonostante lo shock e la rabbia, Kathrine Switzer decise di non mollare. Continuò a correre, completando la maratona in circa 4 ore e 20 minuti.

L’Eredità e il Cambiamento

L’episodio di Boston 1967 non fu un incidente isolato, ma la scintilla che accese un dibattito globale e portò a cambiamenti fondamentali:

  • Il Divieto: Inizialmente, la BAA rafforzò il divieto per le donne, escludendo la Switzer e le altre donne che avevano corso clandestinamente.
  • L’Attivismo: Ma Kathrine non si arrese. Divenne una paladina dei diritti delle donne nello sport, lavorando instancabilmente per l’inclusione delle maratonete.
  • Il Cambiamento: Grazie anche alla sua pressione e a quella di altre atlete, nel 1972 la Maratona di Boston aprì ufficialmente le sue porte alle donne.
  • Le Olimpiadi: L’apertura della maratona olimpica alle donne avvenne solo nel 1984, un altro traguardo fondamentale nella parità di genere sportiva.

Kathrine Switzer non ha solo corso una maratona; ha corso per la giustizia, per l’uguaglianza e per il diritto di ogni donna di competere. Il suo pettorale numero 261 è diventato un’icona di resilienza e un monito costante sul lungo cammino verso la parità.