Domenico Volpati: il “Dottore” dello scudetto veronese
Domenico Volpati è stato molto più di un calciatore: intelligente, versatile e riservato, ha incarnato un’idea di sport fatta di dedizione, umiltà e cultura. Protagonista dello storico scudetto dell’Hellas Verona 1984-85, ha saputo distinguersi in campo e fuori, diventando un simbolo di un calcio che sapeva pensare.
Un jolly tattico al servizio di Osvaldo Bagnoli
Nato a Novara il 19 agosto 1951, Volpati ha iniziato la sua carriera nelle giovanili della Voluntas Novara, per poi passare a Borgomanero, Solbiatese, Reggiana, Como, Monza, Torino e Brescia. Ma è con il Verona, dove ha giocato dal 1982 al 1988, che ha scritto la pagina più memorabile della sua carriera: 165 presenze e 5 reti, ma soprattutto un ruolo chiave nella squadra che vinse il campionato contro ogni pronostico.
Volpati era il classico “uomo ovunque”: centrocampista di ruolo, ma capace di adattarsi come terzino o difensore centrale. Osvaldo Bagnoli lo considerava un elemento imprescindibile per la sua intelligenza tattica e la capacità di leggere il gioco. Non era un fuoriclasse, ma un professionista vero, come lui stesso ha ricordato:
“Quel Verona era fatto di ragazzi intelligenti, senza prime donne. E Bagnoli era un maestro.”
Il “Dottore” in campo e nella vita
Il soprannome “Dottore” non era casuale: laureato in medicina, Volpati ha esercitato come odontoiatra a Termeno fino al 2019. Dopo il ritiro dal calcio, ha scelto una vita lontana dai riflettori, trasferendosi in Val di Fiemme, dove ha continuato a servire la comunità con discrezione e impegno.
Durante la pandemia da Covid-19, ha offerto il suo contributo come vaccinatore volontario, dimostrando ancora una volta il suo senso civico e la volontà di mettersi al servizio degli altri.
Un’eredità silenziosa ma profonda
Volpati non ha mai cercato la ribalta mediatica, ma il suo nome è inciso nella memoria dei tifosi veronesi e degli appassionati di calcio. Il suo stile sobrio, la sua dedizione e la sua doppia carriera – sportiva e medica – lo rendono un esempio raro di equilibrio tra talento e responsabilità.
Nel calcio moderno, dominato da luci e social, la figura di Volpati risplende per contrasto: un uomo che ha vinto senza clamore, che ha servito senza vanità, e che ha lasciato un segno profondo proprio per la sua autenticità.