La finale del ’86: Maradona e l’Argentina re del mondo
Il 29 giugno 1986, all’Estadio Azteca di Città del Messico, si consumò una delle finali mondiali più controverse e memorabili di sempre. L’Argentina di Diego Armando Maradona sconfisse la Germania Ovest per 3-2, conquistando il secondo titolo mondiale della sua storia.
Una partita segnata dalla leggenda
Quella finale fu un concentrato di emozioni, giocate geniali e polemiche. Il nome di Diego Armando Maradona è indissolubilmente legato a quella partita, grazie a due azioni che hanno fatto la storia del calcio:
- La “Mano de Dios”: Al 51esimo minuto, Maradona, con un pugno, insaccò il pallone alle spalle di Schumacher. L’arbitro convalidò la rete, scatenando le proteste tedesche.
- Il “Gol del Secolo”: Solo quattro minuti dopo, Maradona partì dalla propria metà campo, eluse cinque avversari con una progressione irresistibile e depositò la palla in rete, siglando una delle più belle reti mai viste in una finale mondiale.
La partita nel dettaglio
Nonostante le due azioni di Maradona, la partita fu equilibrata. La Germania Ovest riuscì a rimontare, ma l’Argentina, trascinata dal suo campione, si impose con merito.
- Argentina in vantaggio: Brown e Valdano portarono in vantaggio l’Albiceleste.
- La rimonta tedesca: Rummenigge e Völler riaprirono la partita.
- Il gol decisivo: Burruchaga, su assist di Maradona, siglò il gol della vittoria.
L’eredità di una finale
La finale del 1986 è rimasta nella storia del calcio per diverse ragioni:
- La consacrazione di Maradona: Diego Armando Maradona divenne un’icona mondiale, considerato da molti il più grande calciatore di tutti i tempi.
- Una finale controversa: La “Mano de Dios” è ancora oggi oggetto di dibattito, dividendo gli appassionati.
- Un simbolo di un’epoca: Quella finale rappresentò l’apogeo di un’epoca, quella del “calcio totale” e dei grandi campioni.
Conclusioni
La finale del 1986 è stata molto più di una semplice partita di calcio. È stata un’emozione pura, un’esperienza che ha segnato generazioni di tifosi. E anche oggi, a distanza di anni, quella partita continua a far parlare di sé, a far discutere e a far sognare.