Sport e disabilità: come lo sport può favorire l’inclusione sociale
Lo sport è un’attività fisica che può avere benefici per le persone con disabilità, come migliorare lo stato d’animo, ridurre l’ansia, aumentare l’autostima e la salute. Ma lo sport è anche un potente strumento di inclusione sociale, che permette alle persone con disabilità di integrarsi nella società, di superare i pregiudizi e di esprimere le proprie potenzialità.
Esistono diverse normative, sia nazionali che internazionali, che tutelano il diritto allo sport per le persone con disabilità, come la Carta Internazionale dello Sport e dell’Educazione Fisica dell’UNESCO, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Queste norme riconoscono l’importanza dell’attività sportiva per la riabilitazione, l’educazione, la socializzazione e la valorizzazione delle persone con disabilità.
In Italia, il Comitato Paralimpico Italiano (CIP) è l’ente pubblico di riferimento per lo sport praticato dalle persone con disabilità, sia a livello agonistico che amatoriale. Il CIP promuove, disciplina, regola e gestisce le attività sportive per disabili, sostenendo l’agonismo di alto livello e la partecipazione alle Paralimpiadi, ma anche la diffusione dello sport in condizioni di uguaglianza e pari opportunità.
Tuttavia, nonostante le norme e le iniziative esistenti, la percentuale di persone con disabilità che pratica sport è ancora troppo bassa, a causa di vari ostacoli, come la mancanza di strutture adeguate, di personale qualificato, di finanziamenti e di informazione. Per questo, è necessario un maggiore impegno da parte delle istituzioni, delle associazioni, delle scuole e dei media per promuovere e sostenere lo sport per le persone con disabilità, come un diritto e un’opportunità per tutti.
Lo sport per le persone con disabilità non è solo un’attività fisica, ma una vera e propria forma di espressione, di comunicazione, di relazione e di emancipazione. Lo sport può contribuire a migliorare la qualità della vita, la salute, l’autonomia, la fiducia e la dignità delle persone con disabilità, ma anche a favorire il dialogo, il rispetto, la solidarietà e la convivenza tra persone di culture e abilità diverse. Lo sport, insomma, può essere un fattore di integrazione e di inclusione sociale, che arricchisce sia le persone con disabilità che la società intera.
alcuni nomi e storie di atleti paralimpici italiani che si sono distinti per le loro imprese sportive:
- Assunta Legnante è una campionessa di lancio del peso, che ha vinto due medaglie d’oro alle Paralimpiadi di Londra 2012 e Rio 2016. Assunta è nata con una malattia genetica che le ha causato la perdita progressiva della vista. Ha iniziato a praticare l’atletica a 11 anni e ha gareggiato anche a livello olimpico, prima di diventare completamente cieca nel 2009. Da allora, si è dedicata allo sport paralimpico, stabilendo diversi record mondiali e vincendo numerosi titoli europei e mondiali.
- Angela Procida è una nuotatrice che ha vinto una medaglia di bronzo ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, nella staffetta 4×100 mista. Angela è nata con una malformazione congenita alla mano destra, che le impedisce di usare le dita. Ha iniziato a nuotare a 5 anni e ha scoperto la sua passione per lo sport. Ha partecipato anche alle Paralimpiadi di Rio 2016, dove ha raggiunto due finali individuali
- Gianni Sasso è un triatleta e calciatore che ha vinto una medaglia di bronzo ai Giochi Paralimpiadi di Tokyo 2020, nel triathlon. Gianni ha perso la gamba destra in un incidente sul lavoro nel 2009, quando aveva 28 anni. Ha iniziato a praticare il triathlon nel 2013, grazie a una protesi speciale. Da allora, ha conquistato diversi podi a livello europeo e mondiale, tra cui un argento ai Mondiali di Rotterdam 2017. Oltre al triathlon, Gianni pratica anche il calcio a 5 per amputati, con la maglia della Nazionale Italiana