Roberto Baggio è stato uno dei simboli del calcio italiano e mondiale per il suo talento, la sua eleganza e la sua personalità.

Nato a Caldogno, in provincia di Vicenza, il 18 febbraio 1967, ha iniziato la sua carriera nel Lanerossi Vicenza, dove ha esordito in Serie A a 15 anni. Dopo aver segnato 13 gol in 36 partite con i biancorossi, è stato acquistato dalla Fiorentina, dove è diventato idolo dei tifosi viola e ha vinto una Coppa Mitropa.

Nel 1990 è passato alla Juventus per una cifra record di 25 miliardi di lire, scatenando le proteste dei tifosi fiorentini, che lo hanno contestato duramente al suo ritorno a Firenze. Con la maglia bianconera, Baggio ha vinto uno scudetto, una Coppa Italia, una Coppa UEFA e il Pallone d’oro nel 1993, riconoscimento che lo ha consacrato come il miglior giocatore del mondo.

Nel 1995 è stato ceduto al Milan, dove ha conquistato un altro scudetto, ma ha avuto meno spazio e continuità. Nel 1997 è passato al Bologna, dove ha realizzato 22 gol in 30 partite, il suo record personale in Serie A.

Nel 1998 è stato acquistato dall’Inter, dove però non ha trovato il feeling con l’allenatore Marcello Lippi e ha sofferto di vari infortuni. Nel 2000 è approdato al Brescia, dove ha chiuso la sua carriera nel 2004, dopo aver salvato i lombardi dalla retrocessione con le sue magie e aver raggiunto quota 205 gol in Serie A, il settimo miglior risultato di sempre.

In nazionale, Baggio ha disputato 56 partite e segnato 27 gol, diventando il quarto miglior marcatore azzurro di sempre, a pari merito con Alessandro Del Piero. Ha partecipato a tre Mondiali: nel 1990 in Italia, dove ha segnato due gol e ha vinto il bronzo; nel 1994 negli Stati Uniti, dove ha trascinato l’Italia in finale con cinque gol decisivi, ma ha sbagliato il rigore decisivo contro il Brasile; nel 1998 in Francia, dove ha segnato due gol, ma è stato eliminato ai quarti di finale dalla padrona di casa. Baggio è l’unico giocatore italiano ad aver segnato in tre edizioni diverse dei Mondiali, e il migliore insieme a Paolo Rossi e Christian Vieri, con nove gol complessivi.

Oltre al calcio, Baggio ha coltivato la sua passione per il buddismo, la natura e il sociale. Ha abbracciato la fede buddista nel 1984, dopo aver letto un libro di Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama, e da allora ha seguito i suoi insegnamenti e praticato la meditazione. Ha anche sostenuto varie cause umanitarie, come la campagna per l’abolizione delle mine antiuomo, per la quale ha ricevuto il World Peace Award nel 2001.

Ha inoltre fondato la Fondazione Roberto Baggio, che si occupa di progetti di solidarietà in Italia e nel mondo, soprattutto in Africa e in Asia. Dopo il ritiro dal calcio, Baggio ha vissuto una vita semplice e ritirata nella sua tenuta di Altavilla Vicentina, dove si dedica alla cura dei campi e degli animali, insieme alla moglie Andreina e ai tre figli Valentina, Mattia e Leonardo. Ha anche ricoperto il ruolo di presidente del Settore Tecnico della FIGC dal 2010 al 2013, e ha conseguito il patentino da allenatore nel 2012, ma non ha mai esercitato la professione di tecnico. Nel 2021 è uscito il film biografico “Il Divin Codino”, prodotto da Netflix, che ripercorre la sua carriera e la sua vita, con la sua voce narrante e il suo consenso.

Roberto Baggio è stato un calciatore unico, capace di emozionare e stupire con le sue giocate, i suoi gol e la sua classe. Ha incarnato lo spirito del calcio, fatto di passione, creatività e fair play. Ha rappresentato l’Italia nel mondo, portando il suo nome e il suo stile in ogni campo. Ha lasciato un segno indelebile nella storia del calcio e nel cuore di milioni di tifosi. Roberto Baggio è stato, ed è ancora, il Divin Codino.

Il soprannome “Divin Codino” è nato per Roberto Baggio durante i Mondiali del 1994 negli Stati Uniti, quando decise di portare il codino dopo aver visto una cameriera di colore con delle treccine. Il codino divenne il simbolo del suo talento e della sua eleganza in campo, e i tifosi lo apprezzarono tanto da chiamarlo così.